La tavola dipinta da Bernardo Daddi presenta una sequenza di sette episodi salienti relativi a come la sacra cintura della Vergine Maria giunse a Prato. Nel primo sono gli Apostoli intorno al sepolcro vuoto della Madonna, con san Tommaso (il personaggio dal manto verde sulla destra) nell’atto di mostrare ai presenti la cintura in filato verde con ricami dorati che la Vergine gli ha consegnato mentre saliva in cielo. Segue la scena in cui san Tommaso e altri Apostoli consegnano la Cintola a un sacerdote in Terra Santa. Con una sorta di viaggio avanti nel tempo, come dimostrano anche le variazioni negli abiti dei personaggi, si piomba poi nel XII secolo, ossia a quando il pratese Michele sposa, in Palestina, una fanciulla di nome Maria che discende dalla stirpe di quel sacerdote a cui la reliquia era stata affidata dagli Apostoli. Maria riceve in dote da sua madre un canestro di giunchi, contenente proprio la preziosa cintura, che viene quindi consegnata a Michele. Questi, incredulo e onorato, si imbarca con la moglie e intraprende il viaggio per mare dalla Terra Santa a Prato: durante la traversata, secondo la tradizione, Maria perde la vita. Una volta raggiunta Prato, l’ormai vedovo Michele è solito dormire sopra una cassapanca contenente la cintura per scongiurare tentativi di furto, ma ogni notte viene sollevato da due angeli e posto sul pavimento, in rispetto della sacralità della reliquia. Michele manterrà il segreto finché, sul letto di morte, non affiderà la Cintola al preposto della pieve di Santo Stefano nel 1173.
Bernardo Daddi, che a Prato aveva già lavorato per lo Spedale della Misericordia al polittico qui esposto, nella predella dipinge le figure con cadenze fluide ed eleganti, vicine alle tendenze dello stile tardogotico, caratterizzandosi per l’efficacissimo effetto narrativo.
Studi recenti hanno appurato come sotto questa predella ne esistesse una seconda: si tratta delle Storie del martirio di Santo Stefano e del ritrovamento delle sue reliquie, conservate oggi ai Musei Vaticani. Il doppio gradino, una particolarità nella composizione delle pale d’altare, fu una soluzione che ebbe un certo successo a Prato, come dimostrano i polittici di Giovanni da Milano e di Pietro di Miniato esposti nel grande salone del primo piano dedicato al periodo fra il Tardogotico e il Rinascimento.