Informativa e consenso per l'uso dei cookie

Il nostro sito salva piccoli pezzi di informazioni (cookie) sul dispositivo, al fine di fornire contenuti migliori e per scopi statistici. È possibile disattivare l'utilizzo di cookies modificando le impostazioni del tuo browser. Continuando la navigazione si acconsente all'utilizzo dei cookie.
Accetto Rifiuto

Vai al contenuto principale Vai al footer

Madonna in trono col Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco; Angelo Annunciante, Crocifissione; Vergine Annunciata, Madonna della Misericordia

Maestro di Mezzana XIV sec. d.C./ secondo quarto

Il piccolo e raffinato tabernacolo portatile, destinato alla devozione privata, si compone di tre pannelli in legno dipinti a tempera e dorati. Presenta diversi elementi che collocano la sua datazione al terzo decennio del XIV secolo. Gli studiosi, attraverso confronti stilistici, hanno identificato l’autore con l’artista noto come “Maestro di Mezzana”, attivo a Prato in quegli anni.  Nonostante le dimensioni ridotte dell’opera sono numerose le scene che il pittore ha raffigurato, con cura e minuzia di particolari che riecheggiano la cultura miniaturistica del periodo.

Informazioni tecniche

Autore
Maestro di Mezzana
Titolo
Madonna in trono col Bambino tra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco; Angelo Annunciante, Crocifissione; Vergine Annunciata, Madonna della Misericordia
Data
XIV sec. d.C./ secondo quarto
Materia e tecnica
Tempera e oro su tavola
Dimensioni
39,1x48,9 cm (aperto)
Collocazione
Museo di Palazzo Pretorio
Primo piano

Al centro la Madonna in trono, il cui capo è impreziosito da una corona, tiene stretto Gesù Bambino, in piedi sulle ginocchia della madre: le due figure principali sono affiancate da due santi francescani, Ludovico di Tolosa e Francesco d’Assisi. Il primo si trova in posizione privilegiata, a destra rispetto alla Vergine, ed è riconoscibile grazie alla decorazione del suo piviale, il prezioso manto blu con i gigli angioini, a indicarne l’appartenenza alla casata degli Angiò. Ludovico era figlio di Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, e di Maria d’Ungheria e fu proclamato santo nel 1317, quando Prato era sotto il dominio angioino. La presenza di questo santo, insieme a Francesco, rappresentato con il saio, la tipica tonsura del capo e le stimmate, suggerisce una vicinanza del committente all’Ordine Mendicante o al movimento dei Terziari Francescani. Le due ante laterali presentano un doppio registro narrativo: a sinistra, in basso, è la Crocifissione, con le figure dolenti di Maria e San Giovanni evangelista che si rivolgono al corpo di Cristo grondante sangue tanto copiosamente da coprire il teschio di Adamo, ai piedi della croce. Nella cuspide è inginocchiato l’arcangelo Gabriele, annunciante il concepimento di Gesù alla Vergine Maria, raffigurata nella cuspide dell’anta di destra. In basso si trova la Madonna della Misericordia, dove la Vergine accoglie sotto il suo mantello figure devote e imploranti, un’iconografia rara a questa data e che potrebbe ulteriormente collegare il trittico alla città di Prato. Fra i personaggi, raffigurati con una vivacità e freschezza quasi da ritratto, è stato proposto di individuare nell’uomo genuflesso a sinistra con i baffi e la corona Carlo d’Angiò, duca di Calabria e Signore di Firenze e Prato fra 1326 e 1327, e nella figura femminile con cuffia e soggolo inginocchiata in primo piano a destra la sua giovane moglie Maria di Valois, giunta a Firenze in stato di gravidanza e che nell’aprile del 1327, per le doglie del parto, si affidò alla Vergine attraverso la reliquia della Sacra Cintola. Le fu recata, secondo la tradizione, una cordicella che era stata a contatto con la reliquia, dopodiché cessarono le doglie e diede alla luce un figlio.

La datazione al XIV secolo del trittico è confermata dall’aspetto della carpenteria lignea, che si è straordinariamente conservata, anche nella decorazione della cuspide principale, con un motivo a “gattoni”, motivo decorativo tipico dell’arte gotica. Inoltre, sul retro della tavola centrale, sopravvivono tracce di scritte trecentesche, poste in corrispondenza dei santi rappresentati sul fronte, come fossero didascalie oppure annotazioni per la corretta preparazione della tavola.

Ad oggi, non è ancora noto quale artista si celi dietro il nome di “Maestro di Mezzana”, un anonimo pittore a cui lo studioso Richard Offner nel 1956 attribuì un primo nucleo di opere accomunate da determinate caratteristiche stilistiche, a cominciare da due tavole provenienti dallo smembrato polittico che ornava l’altare maggiore dell’antica chiesa pratese di San Pietro a Mezzana, oggi conservate presso il Museo dell’Opera del Duomo di Prato insieme ad una Madonna del parto del medesimo artista. Alla stessa mano è attribuito anche un affresco staccato conservato in Palazzo Comunale con la Madonna in trono col Bambino e i santi Giovanni Evangelista e Lorenzo.

Il trittico, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, è stato acquistato per il suo legame con la città e concesso in comodato al Comune di Prato perché attraverso la sua esposizione al Museo di Palazzo Pretorio fosse fruibile da ogni visitatore. L’opera è documentata intorno al 1950 presso il noto antiquario Ettore Sestieri. Fu acquisita in seguito dal mercante e collezionista fiorentino Carlo de Carlo per poi confluire nella collezione Alana (Delaware), una delle più preziose raccolte private al mondo. Battuta all’asta nel 2021 a New York da Sotheby’s, è stata presentata alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze nel 2024 dall’antiquario Flavio Gianassi (FG Fine Arts Ltd), dal quale l’ha infine acquistata la Fondazione.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio 2025, 10:05

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri