Storie della Sacra Cintola Ci troviamo davanti ad una predella, cioè la parte inferiore di un polittico costituita da una fascia orizzontale. Questa predella, alta solo 27 centimetri e lunga oltre 2 metri, è suddivisa in cinque riquadri ed era posta sotto una grande pala d’altare, purtroppo perduta, originariamente collocata nella Pieve di Santo Stefano, ovvero l’odierno Duomo di Prato. Qui Bernardo Daddi, uno dei più noti allievi di Giotto, raffigurò in sequenza sette episodi legati alla storia della Sacra Cintola, ossia la venerata reliquia che la Vergine nel momento della sua Assunzione consegnò a san Tommaso e che, secondo la tradizione, dal 1141 si trova a Prato. Nel primo riquadro, gli Apostoli sono attorno al sepolcro vuoto della Madonna; a destra, San Tommaso, con manto verde, mostra ai presenti la cintura in filato, verde e con ricami dorati, che la Vergine gli ha consegnato mentre saliva in cielo. Nel secondo riquadro, san Tommaso e gli Apostoli affidano la cintola a un sacerdote in Terra Santa. Nel terzo riquadro, con una sorta di viaggio in avanti nel tempo, si giunge nel XII secolo: il mercante pratese Michele sposa in Palestina Maria, discendente del sacerdote a cui era stata affidata la reliquia; lei ha un vestito da sposa rosso, come vuole la tradizione dell’epoca; lui indossa abito lungo e cappuccio; li osserva, dando la sua benedizione, la madre di Maria, la quale, nella scena successiva, sempre all’interno dello stesso riquadro, consegna al mercante incredulo, come dote della figlia, un canestro di giunchi contenente la preziosa cintura. Nel quarto riquadro, Michele si imbarca con la moglie e intraprende il viaggio fino a Prato: durante la traversata in mare, secondo la tradizione, Maria perde la vita. Come mostrato nella scena successiva, una volta raggiunta Prato, l’ormai vedovo Michele dorme sopra una cassapanca contenente la cintura per scongiurare tentativi di furto, ma viene sollevato da due angeli e posto sul pavimento, in rispetto della sacralità della reliquia. Infine, nell’ultimo riquadro, Michele, sul letto di morte, affida il canestro con la Cintola al preposto della pieve di Santo Stefano, nel 1173. I cinque riquadri sono spartiti da raffinate fasce dorate a decori geometrici. Bernardo Daddi, in quest’opera, caratterizzata da un riuscito effetto narrativo, dipinge le figure con pennellate fluide ed eleganti, vicine alle tendenze dello stile tardogotico.