Raffaello di Bartolomeo, nato a Barberino Valdelsa intorno al 1466, fu detto de’ Carli dal nome di un avo paterno, poi del Garbo, dalla strada di Firenze in cui ebbe bottega. Giorgio Vasari lo ricorda come allievo di Filippino Lippi, col quale collaborò agli affreschi della Cappella Carafa in S. Maria sopra Minerva a Roma. Nel dipinto pratese, più che i giovanili richiami al Botticelli emerge un avvicinamento ai modi più morbidi di Lorenzo di Credi e, in parte, del Pinturicchio, che si riscontrano in altre sue opere degli inizi del Cinquecento. Tipici dell’artista sono la raffinata cura descrittiva nelle bellissime figure e nel paesaggio, e un pacato classicismo, assai apprezzati dalle ricche famiglie fiorentine, come testimonia la vasta produzione del pittore.
Il tondo pratese venne acquistato a Firenze nel 1557 dal Comune di Prato, per ornare con un’immagine più aggiornata l’antico Salone del Consiglio nel Palazzo Comunale. La cornice, più tarda, si ispira alle realizzazioni rinascimentali.