Bernardo Daddi fu artista assai celebre a Firenze, dove aveva ottenuto importanti commissioni fino all’arrivo della tragica “peste nera” del 1348, nella quale trovò la morte. Fonti letterarie della sua epoca attestano il suo successo, ad esempio Franco Sacchetti nel Trecentonovelle rammenta Daddi come uno tra i maggiori artisti “da Giotto in fuori”.
Il polittico pratese fu dipinto intorno al 1334, nella fase matura dell’artista, per la Chiesa di san Barnaba all’interno del complesso dell’antico Spedale della Misericordia di Prato. Le figure mostrano un solido plasticismo di ascendenza giottesca, ammorbidito però da delicati rapporti cromatici e da raffinate decorazioni sulle vesti e sul fondo dorato, simbolo di un Paradiso nel quale si placano sofferenze e passioni umane. Al centro del polittico a cinque scomparti la Vergine, serena ma pensosa, sorregge il Figlio, che le stringe il velo – probabile prefigurazione del sudario di Cristo. Una studiata eleganza caratterizza anche i santi che li affiancano, che non mostrano passioni, ma un’intima pace. Solo Francesco, a sinistra, presenta una posa più dinamica, con le braccia incrociate in commossa preghiera, volendo forse ricordare le fattezze del committente dell’opera, Francesco di Tieri, nominato rettore dello Spedale nel 1334, che commissionò per lo stesso ente pio anche il celebre dipinto di Giovanni da Milano, qui esposto nel salone dei polittici. Sulla scia di questo importante incarico, a Bernardo Daddi fu commissionato dal Comune di Prato e dall’Opera del Cingolo, pochi anni più tardi, un imponente polittico per la Pieve – poi Cattedrale – di Santo Stefano, del quale è superstite e qui esposta la predella raffigurante le Storie della sacra Cintola.