Tra le opere dell’ultima produzione di Lipchitz l’Ultimo abbraccio fu modellato in un periodo nel quale all’anziano artista lituano vennero tributati ampi onori, allestendo importanti retrospettive in Austria, in Germania e in Israele: proprio qui una sua mostra inaugurò una nuova ala del museo di Tel Aviv. In quegli anni, oltre ad avviare opere monumentali, l’artista realizzò anche sculture di piccolo formato, come questo suggestivo Ultimo abbraccio, che riprende tematiche affrontate fino dagli anni Trenta, arrotondando e rendendo più “classiche” le forme, ma con la stessa “tensione degli opposti”, uno degli elementi ricorrenti in tutta la sua arte.
Il processo creativo di Lipchitz è un’esperienza di purificazione, che indaga il senso della vita e della morte, dando forma e movimento alle esperienze personali, alle tragedie vissute, intessendo di richiami autobiografici le sculture. Forme e volumi che si compenetrano, che si dissolvono come in mitologiche metamorfosi in un equilibrato gioco di volumi, danno a quest’ultima opera da lui prodotta un respiro monumentale.