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Modello per Monumento a Nicola Demidoff

Lorenzo Bartolini 1837

Audiodescrizione dell'opera

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Il prezioso modellino qui esposto in una teca è il primo bozzetto in marmo che Bartolini realizzò, dopo numerosi studi grafici, per il grande monumento funebre in onore del nobile mecenate russo Nicolaij Demidoff, morto nel 1828. Quest’opera, commissionata dai suoi figli Paolo e Anatolij già nel 1830, ebbe una storia molto travagliata, si protrasse cioè a lungo nel tempo divenendo un’impresa davvero impegnativa nella carriera dello scultore, che vi lavorò fino alla morte lasciandola peraltro incompiuta.

Informazioni tecniche

Autore
Lorenzo Bartolini
Titolo
Modello per Monumento a Nicola Demidoff
Data
1837
Materia e tecnica
Alabastro, marmo bianco e rosato
Dimensioni
73,5x51x51 cm
Collocazione
Museo di Palazzo Pretorio
Terzo piano

Il bozzetto eseguito in marmo ravaccione alabastrino con il basamento in marmo di breccia presenta alla base le scritte dedicatorie: “NICOLAS DEMIDOFF / OFFERT PAR L’AUTEUR LE I JANVIER 1837”, e lo stemma dei Demidoff con un mazzuolo e tre compassi. In alto sono raffigurati Nicolaij Demidoff seduto, con accanto il figlio giovanetto Anatolij, e l’allegoria della Riconoscenza – il cui gesso preparatorio è pure esposto al terzo piano del museo. In basso invece, agli angoli del basamento, sono quattro figure allegoriche: la Siberia, la Misericordia, la Verità che si svela all’arte e la Musa dei piaceri. 

Il monumento funebre fu completato nel 1871 da Pasquale Romanelli, allievo di Lorenzo Bartolini, e collocato sul Lungarno Serristori, in piazza Demidoff, mentre in origine l’opera doveva trovar posto all’interno del parco della villa che i la famiglia russa possedeva a San Donato in Polverosa, nei sobborghi di Firenze.

Esiste un’altra versione leggermente più grande di questo modello, realizzata in marmo di Carrara, che è datata 1840 ed è conservata a Firenze nella Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti. Il presente bozzetto invece rimase di proprietà Demidoff fino al 1933, quando passò ai fratelli Pucci in circostanze non ancora chiare, e da questi fu acquistato pochi anni dopo dal Comune di Prato per arricchire le collezioni della città.

Ultimo aggiornamento: 08 ottobre 2024, 11:09

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