Sotto lo sguardo intenso della Vergine Maria avviene il matrimonio mistico fra Cristo e Santa Caterina da Siena, caratterizzata dall’abito monacale e dalle stimmate, alla presenza di cherubini e dei santi Paolo, Domenico, Giovanni evangelista e del profeta David. Tale genere di soggetto era particolarmente adatto al contesto conventuale, giacché le giovani converse potevano vedervi rappresentata la loro vocazione, ispirata dal desiderio di comunione con Dio.
Resta difficile scorgere la mano di Giovan Battista Naldini in questa pala d’altare dall’impianto molto arcaico. Il giovane e promettente pittore in quegli anni faceva parte dell’atelier di Giorgio Vasari per i lavori nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, e le sue prime opere mostrano tutt’altra qualità e fantasia. Probabilmente la pala fu solamente impostata dall’artista, il cui stile sembra evidente soltanto nella figura del profeta David che, seduto, suona la cetra, e venne completata o quasi totalmente ritoccata dal suo allievo e collaboratore Giovanni Balducci dopo la morte del maestro, come parrebbe indicare l’iscrizione riportata sul dipinto.
Caratterizzano l’opera una impostazione calibrata e severa della scena che si apre verso il gruppo centrale, il tono devozionale e la semplificazione delle forme, che sembrano confermare una datazione intorno al 1591, anche per il confronto con gli affreschi del Balducci nell’oratorio dei Pretoni a Firenze (1588-90), dipinti per il cardinale Alessandro dei Medici, futuro papa Leone XI.