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Il dipinto presenta un'impostazione arcaizzante di impianto neo-quattrocentesco, soprattutto nella figura di Sant’Orsola che accoglie sotto l'ampio mantello le vergini giovinette; nella fissità iconica dei volti femminili interpreta perfettamente l'ideologia "savonaroliana", rifacendosi all’arte di Fra’ Bartolomeo.
La tavola è stata accostata a una delle opere migliori lasciate a Prato da Zanobi Poggini, ossia l’Effusio sanguinis con i santi Stefano e Lorenzo eseguita nel 1549 per la cappella del Sacramento in Duomo. Non è esclusa però per la Sant’Orsola una datazione anteriore, al tempo cioè in cui il Poggini frequentava la bottega di Giovanni Antonio Sogliani - pittore fiorentino che fu allievo di Lorenzo di Credi - al quale rinviano qui con ogni evidenza la composizione piramidale e simmetrica, l’ambientazione in un interno spoglio e molte fisionomie femminili.
Ultimo aggiornamento: 28 gennaio 2025, 14:41
