Il dipinto, a tempera su carta, presenta uno stile dai colori chiari e tenui e dalle linee vibranti, che lo accomuna con una serie di vedute, di piccole dimensioni, a carattere prettamente decorativo. Le quattro figure – due uomini e due donne che tagliano e raccolgono il grano – che vediamo sul piano mediano, dichiarano una dipendenza da una composizione analoga di Marco Ricci, riportata in una stampa di Giuliano Giampiccoli, che le deve aver assicurato ampia circolazione.
Suor Celeste alias Maria Luigia Raggi è una personalità femminile di grande talento, specializzata in vedute ideali che trovarono diffusione con gli acquisti da parte degli stranieri che durante il Grand Tour facevano tappa a Roma. Figlia del marchese Giovanni Antonio Raggi e di Maria Brignole Sale, questa nobile di origine genovese è stata una colta pittrice dilettante. Recentemente la studiosa Consuelo Lollobrigida (2012) ne ha ricostruito la vita di pittrice miniaturista reclusa nel convento genovese delle monache Turchine, attribuendole una novantina di dipinti a tempera. Nel 1781 la Raggi, per cui era divenuta insopportabile la vita di clausura, fuggì a Roma trovando rifugio e ospitalità presso un parente: qui avrebbe iniziato a dipingere monumenti romani inseriti in paesaggi spesso di fantasia. Questo, insieme alla lettura di testi sull’Arcadia, influenzò la sua propensione artistica, tanto che anche quando rientrò in convento continuò a dipingere, come a cercare una fuga dalla realtà.
Le vedute, sempre molto originali, sono caratterizzate da cieli tersi e luminosi, con nubi mosse o irregolari e ricordano il pointinisme della pittura su porcellana.
I modelli di riferimento sono i paesaggi di Roma e della campagna circostante, eseguiti da artisti francesi e fiamminghi del Settecento.