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Il salone al terzo piano è perlopiù dedicato all’esposizione di sculture, valorizzate fra l’altro dal loro allestimento in rapporto col paesaggio che si ammira attraverso le grandi finestre ad abbracciare la città, ma offre anche una panoramica sulla pittura durante i secoli XVIII e XIX.
Per la pittura pratese dell’Ottocento è significativo il nome di Antonio Marini, originale interprete del purismo toscano ed esperto restauratore, ma di notevole impatto fra le opere esposte è l’Autoritratto di Luigi Mussini, maestro senese di Alessandro Franchi e vero esponente della cultura purista.
A inizio Novecento la pittura pratese si raccolse intorno alla figura di Ardengo Soffici, che nel 1907 da Parigi si trasferì nella vicina Poggio a Caiano, di cui sono qui esposti Il reduce e Cabine. Interessante artista prematuramente scomparso, Arrigo del Rigo, è presentato attraverso alcuni suoi dipinti, uno dei quali, La madre, donato di recente al Comune di Prato da Franco Bertini.
Ad arricchire le collezioni comunali era stata, ancora prima, la donazione di Sandra e Carlo Palli di due opere di Michelangelo Pistoletto e Yves Klein.
Alla collezione del Museo appartengono diverse opere di Antonio Marini, pittore e restauratore che si dedicò a soggetti di devozione nello stile dei maestri del primo Rinascimento. Ne è un esempio il dipinto qui esposto, noto come la Madonna del bacio, che riecheggia i modi del Perugino. Molto apprezzata all’epoca anche la moglie Giulia Marini, autrice di delicati paesaggi, ma anche di nature morte o mazzi di fiori, come dimostrano gli esempi che si conservano nei depositi. Il Ritratto in tre pose della pittrice pratese si deve a Franz Adolf von Stürler, allievo di Ingres, amico di Lorenzo Bartolini e della famiglia Marini. Dell’artista svizzero si può ammirare anche Renato d’Angiò e Isabella di Lorena, opera rappresentativa del gusto neogotico del periodo. Tra le opere esposte si ricordano anche altri autoritratti di artisti, come l’opera giovanile di Alessandro Ferrarini, e l’autoritratto con moglie e figli del pratese Giuseppe Ciardi, esposto nella saletta che risponde nel vano ascensore.
I maestri della cosiddetta “Scuola di Prato” - Arrigo del Rigo, Quinto Martini, Giulio Pierucci, Gino Brogi, Oscar Gallo e Leonetto Tintori - scrissero una pagina importante dell’arte italiana del Novecento. In questa sala sono pregevoli testimonianze del talento di Arrigo del Rigo, morto a soli 24 anni, probabilmente suicida, l’intenso Autoritratto, ispirato al Realismo magico della pittura italiana degli anni Venti e Case al Ponte Petrino, esempio della capacità del pittore di dipingere con grande suggestione scorci e paesaggi della città di inizio secolo.
Padre 'putativo' della Scuola di Prato fu Ardengo Soffici: pittore e scrittore, portò anche tra gli artisti pratesi gli stimoli dei fermenti della Parigi di inizio secolo e del vivace clima intellettuale fiorentino di quegli anni. In questa sala le sue opere testimoniano la ricerca di valori essenziali e il recupero della “semplicità davanti alla natura”.