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Uno spazio specifico del salone al terzo piano ospita un gruppo di opere di Jacques Lipchitz selezionate dal nucleo di 21 sculture in gesso e 43 disegni donato al Comune di Prato dalla fondazione che porta il suo nome, ad illustrare l’intero percorso artistico del grande scultore di origine lituana.
Fra le opere esposte sono il bassorilievo con Scena Mitologica (1911), una delle prime opere realizzate a Parigi, e il sorprendente Arlecchino con mandolino (1920), d'ispirazione cubista. Al periodo vissuto negli Stati Uniti appartiene Mother and Child II, la prima scultura realizzata a New York nel 1941. Infine, di grande suggestione L'ultimo abbraccio (1970-1971), una delle ultime creazioni dell'artista.
La formazione di Lipchitz si compì a Parigi, dove visse negli anni in cui la città era la capitale dell'arte, diventando amico di Amedeo Modigliani, Juan Gris e Pablo Picasso. Con l'occupazione nazista della Francia, per le sue origini ebraiche fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti nel 1941. Ritornò in Europa nel 1963 e trascorse lunghi periodi in Italia, in particolare a Pietrasanta.
La storia della donazione pratese ebbe inizio nel 1974. Yulla Lipchitz, vedova da pochi mesi, venne a Prato con Henry Moore, per assistere all'inaugurazione della sua scultura Forma squadrata con taglio, in piazza San Marco: rimase molto colpita dall'interesse per l'arte mostrato dai pratesi e accennò alla possibilità di donare una parte della gipsoteca del marito. Quell'ipotesi si è concretizzata nel 2011 grazie al collezionista pratese Giuliano Gori e allo storico dell'arte Kosme de Barañano, che hanno contribuito a riallacciare i rapporti tra il Comune e Hanno D. Mott, figlio di Yulla.
Le sculture, rimaste per quasi 40 anni nello studio dell'artista a New York, all'arrivo a Prato presentavano notevoli problemi di conservazione: il paziente lavoro dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha restituito loro l’originale bellezza.
I disegni e le sculture della collezione pratese consentono di seguire, passo dopo passo, la genesi della creazione artistica di Lipchitz: dal primo schizzo di un’idea, alle fasi di definizione su carta, fino ai modelli plasmati in gesso, poi utilizzati per realizzare le opere in materiali più duraturi come il bronzo e il marmo. Documentano tutto il suo percorso artistico, dagli anni del Cubismo alle successive tendenze surrealiste, alle forme più arrotondate e “classiche” che caratterizzano la produzione degli ultimi anni.