Madonna col Bambino tra due angeli e profeti Questo splendido bassorilievo in terracotta, ormai attribuito a Donatello, è un eccellente esempio di tabernacolo destinato alla devozione domestica e alla preghiera personale. Monumentale nonostante le dimensioni contenute, l’opera è databile fra il 1415 e il 1420. Il tradizionale soggetto qui raffigurato con la Madonna che, seduta, tiene in braccio Gesù Bambino è arricchito dalla presenza di due angeli ai lati e dai due profeti che, raffigurati in dimensioni molto ridotte sopra la nicchia a forma di conchiglia, assistono alla scena. La ricerca prospettica e il modo di trattare la materia sono elementi che introducono all'arte del primo Rinascimento e a quelle indagini che nella Firenze del XV secolo erano state avviate da Filippo Brunelleschi. Il tabernacolo propone una complessa e aggiornatissima architettura a edicola classica, vicina ad altri esempi di Donatello e di Lorenzo Ghiberti. Le figure emergono dinamicamente dal prezioso fondale, rese palpitanti dalla rapidità e maestria del modellato che suggerisce, ad esempio, gli scattanti volumi degli angeli dai mossi panneggi, disposti quasi fossero agili quinte teatrali ai lati del maestoso gruppo centrale. Pochi gesti contenuti, accenni di sguardi, svelano l’intimo rapporto tra la madre e il figlio che, nudo, le posa la mano sul seno: “Beato il grembo che ti ha portato, e il seno che ti ha allattato” sembrano annuire anche i profeti che emergono dai pennacchi dell’arco, descritti dall’artista con pochi e rapidi colpi di stecca. Secondo la critica recente, quest’opera rappresenta il punto di partenza per le architetture ispirate all’antica Roma entro le quali Donatello ambienterà tutte le proprie storie. Il rilievo era stato in passato attribuito a diversi artisti, come Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti o il suo collaboratore Michele da Firenze, ma anche al giovane Brunelleschi. La più recente assegnazione alla prima fase di Donatello è però confermata dall’altissima qualità e originalità dell’opera; un decennio più tardi, a Prato, l’artista avrebbe lavorato al celebre pulpito esterno della Cattedrale, destinato all’ostensione della Sacra Cintola. Al primo mezzanino troviamo un rilievo tattile che riproduce fedelmente quest’opera e che possiamo toccare ed esplorare.