Victoire de Samothrace Questa piccola scultura in gesso, di neanche 50 centimetri, fu realizzata da Yves Klein nel 1962 ed è collocata in alto, dentro una teca fissata nella parete. Ripropone la celebre scultura greca "Nike di Samotracia" (conservata al Louvre di Parigi), la giovane dea alata rinvenuta senza testa né braccia, vestita con un leggero abito lungo che, a causa del vento, aderisce al corpo lasciando intravedere le forme, mentre alcuni lembi si agitano in aria. Qui, però, la statuetta è ricoperta dall'inconfondibile pittura di colore blu propria dell'arte di Yves Klein. Le prime opere dell’artista francese furono infatti i famosi “monocromi blu”: nella sua breve ma significativa carriera egli si contraddistinse per l’uso di quel pigmento che diventò il suo marchio identificativo, brevettando nel 1960 l’IKB (International Blue Klein), una particolare vernice dal colore intenso che previene le perdite di brillantezza del colore. Le tele ricoperte dall’IKB si svuotano della materia e diventano immateriali, esemplificando il rapporto tra il pieno e il vuoto. Klein promosse il rinnovamento dell’arte attraverso il recupero di alcuni capolavori dell’antichità, riproducendoli in gesso e ricoprendoli del suo blu. Così con la Victoire di Samothrace, lo Schiavo di Michelangelo, l’Afrodite Cnidia di Prassitele  l’artista si appropria idealmente dei soggetti per renderli liberi dalla materia e dalla tradizione classica, attraverso l’uso dell’IKB.