Fiducia in Dio Fra le sculture più note di Lorenzo Bartolini vi è senz’altro La Fiducia in Dio: questo è il modello in gesso preliminare all’opera in marmo, conservata al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Fu proprio la marchesa Rosa Trivulzio, vedova di Giuseppe Poldi Pezzoli, a commissionare all’artista pratese nel 1833 un’immagine consolatoria a seguito della scomparsa del marito, che non fosse un compianto, bensì un inno all’abbandono nella fede. Questa scultura di 93 centimetri mostra un’adolescente seduta sui talloni che rivolge il suo sguardo e il suo animo a Dio in un gesto di pia devozione, mentre le mani, appoggiate sulle gambe, si stringono leggere in una pacata e silenziosa preghiera. Il corpo, svelato nel candore della nudità, viene definito da una linea morbida e fluente, che asseconda un bisognoso abbandono al cospetto della presenza irradiata dal cielo. Fu una bellezza dettata dal “vero” e dall’osservazione di un atteggiamento “naturale”, come racconta il letterato Pietro Giordani, secondo il quale Bartolini venne ispirato dalla singolare posa di una modella che stava riposando durante la realizzazione di un’altra scultura. Nella Fiducia in Dio convivono armonia, semplicità e una particolare intensità: è un manifesto di bellezza intesa non soltanto quale attributo fisico, ma anche come virtù morale e spirituale.  Bartolini, che ammirava l’arte rinascimentale e riteneva che la natura fosse fonte inesauribile da imitare e non da idealizzare, in quest’opera richiama anche le sculture quattrocentesche dei fiorentini Andrea del Verrocchio e Desiderio da Settignano.