Allegoria della Temperanza Nelle sale dedicate ai Pittori del Cinquecento risaltano tre tele raffiguranti le allegorie della Prudenza, della Fede e della Temperanza, attribuite per ragioni stilistiche a Giovan Maria Butteri, allievo di Agnolo Bronzino, e databili al 1590. Sono le uniche superstiti di un perduto ciclo di Allegorie di Virtù. Raffigurate come eleganti e sinuose figure femminili, le tre Virtù sono rappresentate coi loro attributi tradizionali. Qui la Temperanza alza con la mano destra una brocca d’oro e versa dell’acqua in una coppa che tiene con l’altra mano. Il vestito dai panneggi in movimento è verde, dorato, con qualche tocco di rosa, che richiama anche il colore delle gote nel volto sereno della donna. La coppa e la brocca possono alludere alla mescita di acqua calda e acqua fredda, oppure all’atto di temperare acqua e vino per smorzare gli effetti dell’ebbrezza. Vicino a questo dipinto ve ne sono altri due: la Prudenza, raffigurata con uno specchio che rimanda alla conoscenza di sé, afferra saldamente un serpente perché le Sacre Scritture invitano ad essere “prudenti come serpenti”, mentre la Fede è connotata dai simboli cristiani della croce, del calice e dell’ostia. Le allegorie si ispirano nell’abbigliamento a modelli classici, secondo l’usanza di riferire al passato la moda del tempo. L’omogeneo fondale a nicchia ne sottolinea le pose statuarie, rese dinamiche dalle linee sinuose e taglienti e dai colori freddi e cangianti, come abbagliati da una forte luce. Questo genere di rappresentazioni, in uso dall’epoca medievale, riscuoteva ancora nel XVI secolo un notevole successo, tanto che nel 1593 fu pubblicata l’Iconologia di Cesare Ripa, un vero e proprio repertorio, corredato da immagini, di figure allegoriche.