La storia di Palazzo Pretorio
Austero e imponente, Palazzo Pretorio domina la Piazza del Comune di Prato, silenzioso testimone delle vicende politiche, civili e militari della città per più di settecento anni. Oggi il suo aspetto ci racconta la sua lunga e travagliata storia, attraverso l’alternarsi degli stili architettonici e i continui rimaneggiamenti della sua struttura.
Il Palazzo nasce alla fine del Duecento come sede comunale del tribunale, delle prigioni e delle magistrature forestiere. La sua anima muta radicalmente nel XVIII secolo, quando le sale dell’edificio diventano uffici amministrativi del Granducato di Toscana, adattandosi alle esigenze di uno stato moderno. A metà Ottocento, gli uffici del governo si trasferiscono e il Palazzo è abbandonato all’incuria più totale, rischiando addirittura di essere demolito. Fortunatamente si preferisce un lungo restauro che si protrae fino agli anni Venti del Novecento, quando viene ricostruita la scala esterna in pietra serena e la facciata prende l’aspetto attuale. Così, nel 1912, s’inaugura la nuova sede della Galleria Comunale al secondo piano del Palazzo. L’esposizione è destinata ad ampliarsi negli anni, occupando l’intero edificio fino a costituire il Museo Civico.
Nel 2014, dopo importanti lavori di ristrutturazione e di restauro iniziati nel 1998, il Museo di Palazzo Pretorio ha riaperto al pubblico con l’esposizione della collezione permanente, ricca di opere d’arte provenienti dalla città e dal suo territorio, con un allestimento innovativo, capace di valorizzare sia la bellezza dei suoi saloni e dei suoi affreschi, sia i capolavori delle collezioni d’arte della città.
La storia La storia
Le prime notizie documentarie del Palazzo risalgono al 1284, quando il Capitano della Massa di Parte Guelfa Francesco de’ Frescobaldi acquistò parte dell’edificio turrito della famiglia Pipini per farne la sede delle magistrature forestiere (Podestà, Capitano del Popolo, poi Vicario Regio e Commissario), del tribunale e delle prigioni. Questo primitivo nucleo corrisponde all’antica casatorre in laterizio dei Pipini, che si affacciava sulla piazza del Comune. Il Palazzo fu ampliato fra il 1334 e il 1338 a opera di maestranze fiorentine, che, in luogo di una porzione più antica della struttura dei Pipini, edificarono in pietra alberese l’attuale ala meridionale dell’edificio. L’elegante struttura merlata, con il bianco prospetto principale rivolto a est, è caratterizzata da ampie bifore e saloni interni a travicelli dipinti.
Successivi interventi ne modificarono in parte l’aspetto medievale esterno. Al Cinquecento risalgono alcune finestre crociate, poi ripristinate, e la vela dell’orologio, realizzata nel 1534 su progetto di Nanni Unghero. La scalinata esterna sul prospetto orientale serba il ballatoio cinquecentesco su arconi, mentre le rampe furono rinnovate nel Settecento e con il restauro ‘in stile’ del primo Novecento. Nella nicchia trecentesca posta sopra la porta di accesso del primo piano era collocata la statua in pietra di Roberto d’Angiò (insignito della Signoria della città), andata distrutta alla fine del Settecento. Dal 1587 all’inizio del XVIII secolo, parte del piano terreno fu adibita a sede del monte di pietà (presente in Prato fin dal 1476).
A partire dalla metà del Settecento il Palazzo ospitò uffici governativi del Granducato di Toscana, che furono decentrati in strutture più ampie e moderne nel corso dell’Ottocento. Ciò portò all’abbandono del Palazzo, che a fine secolo versava in pessime condizioni. Dopo aver considerato seriamente l’ipotesi della demolizione, tra il 1890 e gli anni Venti del Novecento si svolsero numerosi interventi di restauro; in concomitanza a questi lavori, nel 1912, venne inaugurata la Galleria Comunale, precedentemente ospitata nel Palazzo del Comune. Un ultimo, complessivo restauro è stato avviato nel 1998 e terminato nel 2014, quando è stato aperto il rinnovato Museo di Palazzo Pretorio.
Gli interni Gli interni
Le sale di Palazzo Pretorio sono arricchite da pregevoli affreschi, stemmi dipinti, statue e altri ornamenti lapidei, testimonianza della sua storia e delle diverse destinazioni che ebbe nei secoli. Di particolare suggestione i grandi saloni del primo e del secondo piano, mentre il salone del terzo piano offre una splendida vista sulla città.
Tanto all’esterno quanto all’interno del palazzo si ripetono i numerosi stemmi scolpiti o dipinti nel corso dei secoli dai Podestà, magistrati non originari della città chiamati ad amministrare la giustizia e rinnovati ogni sei mesi.
Al piano terreno si trovano due ampie sale, una trecentesca con volta a crociera su pilastro centrale, l’altra cinquecentesca con volta decorata nel primo Novecento in stile neogotico. In altre due sale vicine si possono ammirare due splendidi affreschi: il primo, eseguito nel 1307 probabilmente da Bettino di Corsino, rappresenta la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Stefano; il secondo, dipinto verso il 1415 da Pietro e Antonio di Miniato, raffigura I Santi Stefano e Giovanni Battista che presentano a Cristo la città di Prato. In questa particolare veduta della città si possono riconoscere anche Palazzo Pretorio, il Duomo e Palazzo Datini.
Al primo piano è il vasto salone trecentesco, con il soffitto originale a travicelli lignei dipinti e con i numerosi stemmi dei Podestà lungo le pareti. La sala è dominata da un’imponente statua lapidea quattrocentesca di un Guerriero con scudo e vi sono collocate anche una statua acefala di ambito donatelliano e un tondo robbiano, con lo stemma del Popolo fiorentino.
Tra le decorazioni pittoriche spiccano un frammento con un santo, pertinente probabilmente a una Maestà della prima metà del Trecento, e una delicata Annunciazione del primo Quattrocento, avvicinata ad Antonio di Miniato.
Nelle salette adiacenti non vanno tralasciati un affresco del primo Quattrocento con la Crocifissione e un lavabo quattrocentesco in pietra.
Percorrendo una scala cinquecentesca e oltrepassato il mezzanino, dove si trova un affresco con Cristo nel sepolcro attribuito a Tommaso di Piero, si raggiunge il secondo piano. Nel salone, con soffitto a travicelli dipinti al pari di quello sottostante, sono collocati moltissimi stemmi dei Podestà, ma anche un lavabo lapideo quattrocentesco e un grande camino.
Spicca nella sala il piccolo ma prezioso tabernacolo affrescato nel 1382 dal pittore fiorentino Francesco di Michele per volere del Podestà Andrea Salviati, con una Madonna col Bambino, il donatore e i Santi Francesco e Caterina d’Alessandria.
Tra le decorazioni pittoriche appaiono particolarmente pregevoli anche un San Cristoforo della fine del Trecento, una Madonna col Bambino e angeli del secondo quarto del Trecento e un San Nicola del primo Quattrocento.
Gli ultimi restauri Gli ultimi restauri
Il Museo Civico venne chiuso nel 1998, per consentire un complesso intervento di restauro.
Già nel 1983 era stato interdetto alla visita l’ultimo piano del palazzo, perché era necessario procedere alla ristrutturazione del tetto. La storia dei restauri recenti prese però il via solo nel 1986, quando fu affidato a Gae Aulenti e a Bianca Ballestrero l’incarico di un vasto progetto che coinvolgeva il Palazzo Pretorio e tutti gli edifici a esso adiacenti. La proposta fu fortemente ridimensionata successivamente per problemi di vario ordine, finché nel 1998, per consentire l'avvio dei lavori di consolidamento statico dell'edificio, il Museo venne chiuso e le opere lasciarono il palazzo.
I lavori proseguirono con varie difficoltà; infine nel 2009 il progetto venne rivisto dai tecnici del Comune, che vi apportarono alcune modifiche, ad esempio riportando l’ingresso principale dalla piazza.
Con gli ultimi interventi sono state recuperate anche le decorazioni interne del palazzo, riportando all’antica bellezza gli stemmi dei podestà, gli affreschi sulle pareti e i meravigliosi soffitti lignei dipinti, mentre l’intero edificio è stato adeguato alle nuove esigenze di fruizione e di conservazione, pronto ad accogliere il rinnovato Museo di Palazzo Pretorio, grazie all’innovativo progetto di allestimento degli architetti Guicciardini & Magni.
Sei curioso? Vieni a trovarci
Ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2024, 12:02