La storia del museo
Negli splendidi spazi di Palazzo Pretorio si può ammirare di nuovo una collezione di capolavori formata nei secoli grazie a uomini grandi che hanno amato la città e grazie ad artisti come Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Donatello e Filippo Lippi, come i pratesi Filippino Lippi e Lorenzo Bartolini.
Ecco in sintesi la storia.
Il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena, con l’intento illuminista di educare all’arte i giovani della Scuola comunale del Disegno, propone di raccogliere nel Palazzo Comunale un primo nucleo di dipinti provenienti dai monasteri e dagli oratori soppressi per volontà del vescovo giansenista Scipione de’ Ricci.
Per volere di Cesare Guasti, personalità cruciale per la cultura a Prato in quegli anni, e del fratello Gaetano in due sale del Palazzo Comunale viene costituita ufficialmente la pinacoteca civica, composta da 35 opere.
A cura di Gaetano Guasti è pubblicato il primo catalogo.
La collezione si arricchisce, grazie alle acquisizioni dall’Ospedale Misericordia e Dolce e alle prime donazioni. Sono ampliati e riorganizzati gli spazi espositivi in palazzo comunale.
Viene considerata l’idea di demolire Palazzo Pretorio, all’epoca sede della pretura, delle carceri e del monte dei pegni. Al contrario, si decide di ristrutturarlo e destinarlo a nuova sede della Galleria Comunale, che viene inaugurata il 27 aprile 1912. Il primo allestimento è di Roberto Papini, che cura anche il catalogo della collezione.
Proseguono i restauri del Pretorio e la collezione si arricchisce. Nel 1926 per iniziativa di Angiolo Badiani è affidato al museo in deposito statale un primo nucleo di gessi dello scultore di origini pratesi Lorenzo Bartolini. Mostre ed esposizioni si susseguono fino al 1940, quando il museo viene chiuso a causa della guerra e le opere sono spostate in luoghi più sicuri, come la Villa Medicea di Poggio a Caiano.
Il Museo viene riaperto con l’allestimento di Giuseppe Marchini, che cura anche il nuovo catalogo.
L’allestimento Marchini resta sostanzialmente immutato. Tra le mostre, di grande importanza quella del 1955 curata da Federigo Melis sugli straordinari documenti dell’archivio Datini, inaugurata da due presidenti della Repubblica: il neo eletto Giovanni Gronchi e l’uscente Luigi Einaudi.
Nel 1976 scavi al piano terra del Pretorio portano alla luce ceramiche medievali e rinascimentali. Da ricordare la prima grande mostra dedicata a Lorenzo Bartolini nel 1978, a cura di Anna Maria Petrioli Tofani ed Ettore Spalletti. Nel 1983 viene chiuso il terzo piano del palazzo, per consentire la ristrutturazione del tetto.
Il Museo chiude e inizia il complesso intervento di restauro dell’intero palazzo. I capolavori del Trecento e del Quattrocento vengono esposti al Museo di Pittura Murale in San Domenico, alcuni dipinti vanno ad arricchire la quadreria di Palazzo Comunale, molte altre opere sono collocate nei depositi. Mostre sui tesori della collezione vengono organizzate in Giappone, a Barcellona e Parigi.
Mentre si concludono il restauro del palazzo e la riprogettazione del museo, la collezione si arricchisce: nel 2010 con l’acquisto del Crocefisso di Filippino Lippi; nel 2011 con la donazione Lipchitz e nel 2012 con le pale di Santi di Tito e Alessandro Allori donate da Angela Riblet.
Nel marzo 2013 Palazzo Pretorio riapre al pubblico il primo piano con la mostra dedicata a Lipchitz. A settembre 2013 il primo e il secondo piano ospitano la prima grande mostra sul Rinascimento a Prato.
Ultimo aggiornamento: 04 novembre 2024, 14:59