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Pretorio, Prato si riprende la sua storia

Seconda tappa della campagna di affissioni in città per il nuovo Museo di Palazzo Pretorio, la cui tanto attesa riapertura al pubblico è prevista per sabato 12 aprile. Dopo la barchetta dipinta da Bernardo Daddi nella predella con le storie della Sacra Cintola, l'immagine scelta questa volta  è la Veduta di Prato di Pietro e Antonio di Miniato, che si può ammirare nella sala della biglietteria di Palazzo Pretorio. Dipinta nel 1415, raffigura i santi Stefano e Giovanni Battista che, insieme ai benefattori Michele e Francesco Datini, raccomandano a Cristo la città. La frase che accompagna i particolari di questo bellissimo dipinto è "Prato si riprende la sua storia", per sottolineare l’attesa durata circa vent’anni prima che il Museo potesse riaprire le porte al pubblico.

Intanto, qualche anticipazione legata all’allestimento del primo piano che accoglie le collezioni del Trecento e Quattrocento. La prima sala è tutta dedicata alla preziosa reliquia della Sacra Cintola custodita nella cattedrale, con una suggestiva ricostruzione virtuale degli affreschi di Agnolo Gaddi nella cappella della Cintola in Duomo, le tavole di Bernardo Daddi, Agnolo Gaddi e di altri autori del tardo Trecento. "La prima sala del piano è dedicata alla Sacra Cintola - spiega l'assessore alla cultura Anna Beltrame -, il fulcro delle vicende artistiche della città. Una ricostruzione virtuale degli splendidi affreschi di Agnolo Gaddi nella cappella del Duomo che da secoli la custodisce, avvolgerà il visitatore, consentendogli di ammirare gli episodi delle Storie della Vergine e appunto della Cintola, come se fossero a portata di mano".

Il percorso museale prosegue nel grande salone che una volta ospitava il tribunale e oggi accoglie le opere più importanti del Museo: gli splendenti polittici tardogotici, tra cui la grandiosa macchina d’altare di Giovanni da Milano, oltre ai capolavori di Filippo Lippi e dell’Officina Pratese. Un’altra sala è dedicata a Filippino Lippi, il più grande dei pittori pratesi e ad altri maestri del tardo Quattrocento e del primo Cinquecento, come Botticini, Raffaellino del Garbo e Luca Signorelli. Infine, l’ultima sala che ospita pregevoli esempi di scultura rinascimentale, tra le quali una “Madonna col bambino” di Donatello datata tra il 1415 e il 1420. "Se c’è uno spazio che rappresenta più di ogni altro lo stesso Museo, questo è il grande salone dedicato ai capolavori del Trecento e del Quattrocento - aggiungono gli architetti Piero Guicciardini e Marco Magni, che hanno curato l'allestimento -: i polittici sono collocati alla stregua di altari laterali e le opere rinascimentali sono poste nel fulcro dell’aula, all’interno di una struttura ottagonale"

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